Buffet e il suo cambio di strategia.

Nello scorso articolo ho cominciato a parlarti di Warren Buffett e della sua Bekshire Hathaway (la sua holding di investimenti).

Come puoi immaginare il buon Warren, con i suoi 89 anni di età e i suoi 50 anni a capo dell’azienda, ne ha di sicuro viste e passate tante.

E in questo momento, anche lui, come tanti altri investitori, sta attraversando la tempesta perfetta che i mercati finanziari ci stanno regalando.

La famosa formula che guida l’approccio di Buffett nei suoi investimenti è:

“Avere timore quando gli altri sono avidi e diventare avidi quando gli altri hanno paura”.

Ovviamente, anche lui in questo momento starà subendo perdite, ma a differenza di altri, Buffett ha un asso bello grande nella manica.

128 miliardi di liquidità.

Nella lettera agli investitori della Berkshire pubblicata a febbraio, Buffett riafferma l’impegno della holding nel voler investire questo capitale, ribadendo la sua storica e netta preferenza per le azioni rispetto alle obbligazioni.

Nonostante l’attuale emergenza sanitaria, Buffett sostiene l’importanza di trattare le azioni come rappresentative delle aziende sottostanti, i cui business non devono essere comprati o venduti sulla base di fluttuazioni di breve periodo.

Il suo metodo è anche piuttosto semplice… compra azioni con l’intenzione di mantenerle per un lungo periodo di tempo (ovviamente quelle dove ci vede business).

Vediamo ora, in diverse puntate nelle lettere, come questa strategia si traduce in termini di performance e composizione del portafoglio.

L’azione della Berkshire è cresciuta in media del 20,3% annuo tra il 1965 ed il 2019, in comparazione con il 10% annuo dell’S&P 500 (l’indice globale USA).

Nel 2019, anno di assoluta pacchia per i mercati, la Berkshire ha sottoperformato l’S&P 500, con un guadagno dell’11% rispetto al 31,5% dell’indice.

Per quanto riguarda la composizione del portafoglio, le 10 più grandi azioni in mano alla Berkshire costituiscono quasi l’80% dell’intero portafoglio (dati al 31/12/2019).

Te le elenco di seguito:

  1. Apple, 29,74% pari a circa 72 miliardi di dollari
  2. Bank of America, 13,46% pari a circa 32,5 miliardi di dollari;
  3. Coca Cola, 9,15% pari a circa 22 miliardi di dollari;
  4. American Express, 7,80% pari a circa 18,8 miliardi di dollari;
  5. Wells Fargo, 7,18% pari a circa 17,4 miliardi di dollari;
  6. Kraft Heinz co, 4,32% pari a circa 10,4 miliardi di dollari;
  7. J.P. Morgan, 3,43% pari a circa 8,3 miliardi di dollari;
  8. U.S. Bancorp, 3,24% pari a circa 7,8 miliardi di dollari;
  9. Moodys, 2,42% pari a circa 5,8 miliardi di dollari;
  10. Delta Airlines, 1,71% pari a circa 4,1 miliardi di dollari;

Nella figura qui sotto puoi osservare il portafoglio della Berkshire diviso per settori.

Puoi notare come il settore finanziario (verde brillante) faccia da padrone.

Al 31 dicembre 2019, il 43,56% del portafoglio della Berkshire si trova infatti investito nel settore finanziario, includendo diversi business che vanno da banche a compagnie assicurative.

Tra i nomi principali troviamo Bank of America (banca), American Express (servizi di pagamento), Wells Fargo (banca), J.P. Morgan (banca), US Bancorp (banca), Moody’s (società di rating), Visa (servizi di pagamento), Mastercard (servizi di pagamento) e molte altre.

Alcune sono aziende che ha in portafoglio da decenni.

Tuttavia Bank of America è di sicuro il fiore all’occhiello in questo settore.

Al momento, Bank of America è la seconda per esposizione nel portafoglio della Berkshire ed è il secondo istituto bancario più grande negli Stati Uniti per asset posseduti (nono nel mondo).

Il secondo settore più rilevante negli investimenti Berkshire è quello dell’Information Technology, che rappresenta il 29,74% del portafoglio totale.

Questo settore rappresenta un grosso cambiamento nella strategia di investimento di Buffett.

Considera che ai tempi della bolla dot-com (2001), questo settore contava meno del 2% nel portafoglio Berkshire.

Si trattava di un’industria che Buffett non seguiva con attenzione e di cui non era un particolare sostenitore.

Allora cosa ha fatto cambiare idea a Buffett?

Da una parte, la dinamica di un periodo con bassi tassi d’interesse, dall’altra, una certa pressione esercitata dagli azionisti della Berkshire.

Infatti, la possibilità di prendere in prestito a bassi tassi ha incoraggiato il fenomeno del Margin Debt, ovvero investire i soldi presi in prestito in business ad alta crescita (come sono per esempio le aziende tech).

Questo ha supportato l’accelerazione nella crescita di certi business, come quello tecnologico.

Basta guardare alla performance del NASDAQ (l’indice americano che raggruppa le aziende tecnologiche) per rendersi conto di come l’industria tech abbia performato negli ultimi due decenni (+ 400%)

Il risultato è che Buffett ha investito anche nel settore tecnologico, cercando però di rimanere molto sul sicuro.

Ora ti spiego perchè.

All’inizio (nel 2011), Buffett optò per IBM.

Di sicuro IBM è un gigante del settore… nonostante ciò, non è stata tra le più veloci nel puntare su alcuni servizi, e i dati di vendita negativi relativi ai suoi prodotti di punta (soprattutto software) hanno pesato sulla sua performance.

Alla fine Buffett ha deciso di vendere completamente le loro azioni nel 2018, dichiarando:

“IBM è una compagnia grande e forte, ma hanno anche avversari grandi e forti”.

Allora, su che cosa Buffett ha puntato gli occhi (e i soldi) nel settore tech?

Bene, come hai potuto vedere nella classifica delle top 10 di prima… la risposta è Apple!!!

Apple non ha bisogno di presentazioni e, anche a parere di Buffett, ha tutte le carte in regola per entrare nell’orbita gravitazionale dei suoi investimenti plurimiliardari.

La mela morsicata può vantare un brand dal riconoscimento ineguagliabile, un vantaggio competitivo nel mercato degli smartphone (soprattutto in Usa) e una marcata leadership nei servizi innovativi e nei dispositivi indossabili (tipo Apple Watch).

Apple è anche l’unica azienda del settore tech nel suo portafoglio: cosa che evidenzia la grande fiducia di Buffett nelle prospettive di crescita dell’azienda.

Nella prossima lettera, o forse in quella dopo ancora, chissà, vedremo gli altri settori… la terza posizione e quelli più marginali.

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