Flash news: il momento dei mercati.

Introduzione

Caro risparmia(investi)tore,
Cara risparmia(investi)trice,
in questo breve articolo vedremo cosa è accaduto sui mercati finanziari durante la settimana, con le reazioni degli investitori dopo la riunione della Banca Centrale Europea e la pubblicazione del dato dell’Inflazione Usa.

1.
Stop alla ripresa rialzista, per ora

L’inizio di questa settimana ha visto la continuazione del consolidamento del mercato Usa S&P500 (l’indice azionario più importante al mondo), che lo aveva caratterizzato anche per l’intera scorsa settimana.

Consolidamento che nei primi giorni poteva significare una sana pausa per prendere fiato prima di ripartire, ma un suo prolungamento con quotazioni molto compresse nell’arco di circa 1 punto percentuale, hanno dato poi la sensazione che gli operatori/investitori non avessero idee e/o motivazioni chiare per comprare ancora o per vendere.

In altre parole, in queste fasi del mercato dove le quotazioni si muovono in una stretta fase laterale (ovvero senza segnali evidenti positivi o negativi) per un tempo abbastanza prolungato, si potrebbe dire che gli investitori “che contano” sono incapaci di leggere il futuro più prossimo e si limitano quindi ad operazioni di piccolo cabotaggio (le cosiddette operazioni giornaliere intraday).

Abbiamo avuto quindi un notevole equilibrio tra gli ottimisti, che hanno trovato valide ragioni per comprare, ed i pessimisti, che, invece, hanno preferito vendere a manetta.

Come sempre accade, il passare del tempo risolve anche gli incontri più equilibrati di questo particolare “braccio di ferro” tra la fazione dei rialzisti e quella dei ribassisti.

Sono gli appuntamenti importanti e/o le novità improvvise che spezzano l’equilibrio che si è creato e, quando questo avviene, in poco tempo e con grande direzionalità il mercato compie tutta la strada che per molte sedute non è stato capace di percorrere.

Che appuntamenti importanti c’erano questa settimana? Sostanzialmente due:

• La Riunione della Banca Centrale Europea (BCE) – giovedì 09 giugno
• La pubblicazione del dato sull’Inflazione Usa – venerdì 10 giugno

Il mercato azionario Usa e in buona sostanza quello europeo non si sono mossi più di tanto in attesa di questi due appuntamenti molto importanti.

Vediamoli in dettaglio e guardiamo il conseguente comportamento dei mercati azionari.

2.
Voto di sfiducia alla BCE

La BCE ha innanzitutto rivisto notevolmente al rialzo le previsioni di inflazione.

Quella che fino ad un anno fa era considerata un obiettivo da raggiungere per favorire la crescita poi è diventata un fenomeno fastidioso, ma transitorio, e ora viene prevista al di sopra del famoso obiettivo del 2% non solo quest’anno, ma anche il prossimo e persino nel 2024.

Quest’anno per la BCE sarà mediamente del 6,8%, il prossimo anno del 3,5% e nel 2024 del 2,1%.

Ecco che l’inflazione si trasforma di botto da “transitoria” in “persistente”.

Riviste al ribasso anche le stime di crescita. Solo +2,8% l’aumento del PIL quest’anno e +2,1% il prossimo anno.

La revisione così accentuata delle stime di inflazione ha fatto emergere una certa ansia di recupero del controllo da parte della BCE, che fa un po’ il paio se pensate con quanto abbiamo già visto da parte della FED in Usa qualche mese fa.

Le misure imminenti annunciate sono quelle previste: fine del QE questo mese (l’acquisto dei titoli di Stato contro rilascio di Liquidità); rialzo di 0,25% dei tassi ufficiali a luglio; un altro aumento a settembre, che sarà di 0,25% oppure di 0,50% a seconda del comportamento dell’inflazione.

Ma la novità del comunicato è che comunque dopo settembre la BCE ritiene appropriato un “graduale ma sostenuto percorso di rialzo dei tassi”.

Che significa sembra essersi chiesto il mercato?

Pochi dettagli su questo aspetto e quale sia il livello finale a cui questo percorso di rialzo potrà arrivare.

Sappiamo che il mercato odia l’incertezza e questo in pratica lo “autorizza” a pensare male.

La BCE ha infatti esagerato nello snobbare l’inflazione, ora non potrebbe sbagliare nuovamente dalla parte opposta, alzando i tassi più del necessario, in una fase poi come comunicato dalla BCE stessa di rallentamento economico?

Un altro aspetto è stato trattato poi dalla Lagarde, che ci riguarda da vicino come Paese Italia.

Come abbiamo visto il comunicato prevede la fine del QE in questo mese di giugno.

I titoli di Stato e soprattutto quelli italiani non saranno quindi più supportati dagli acquisti della BCE (prima o poi doveva comunque finire ovviamente).

Lo studio di misure di flessibilità nel riacquisto dei titoli di stato che scadono, a favore dei debitori più fragili dell’Eurozona è stato molto vago e non ha di certo aiutato gli spread (= differenza di Rendimento tra il nostro BTP e quello del Bund tedesco).

Quello del debito sovrano italiano è salito immediatamente a 218 punti base.

Praticamente raddoppiato dai minimi dell’anno scorso quando erano mediamente intorno ai 100 punti percentuali.

Insomma, dopo la conferenza stampa finale della BCE il mercato azionario prima europeo e poi quello Usa, hanno dato il loro voto disfiducia alla BCE, con decise vendite sul mercato, rompendo quindi l’equilibrio (verso il basso) che vi avevo descritto nelle prime pagine.

Vediamo nella prossima pagina la reazione del mercato all’altro dato sensibile in uscita in questo fine settimana in Usa: la pubblicazione della rilevazione dell’Inflazione relativa al mese di maggio.

3.
Inflazione USA

L’altro evento importante era la pubblicazione dell’Inflazione Usa relativa al mese di maggio, previsto per ieri, venerdì’ 10 giugno alle 14.30, il giorno dopo la BCE.

Un dato migliore delle attese poteva calmierare la delusione della BCE, mentre un dato superiore alle attese poteva aumentare la tensione sul mercato.

Ebbene il dato pubblicato ha registrato un’ulteriore accelerazione +8,6% a maggio su base annua, rispetto all’8,3% previsto dagli analisti più o meno simile quindi a quella rilevata nel mese di aprile.

In dettaglio i prezzi dell’energia sono aumentati del 34,6%, il massimo da settembre 2005 (benzina 48,7%, olio combustibile 106,7% il più grande aumento mai registrato), elettricità (12%, il più grande aumento in 12 mesi da agosto 2006), e gas naturale (30,2%, il massimo da luglio 2008).

I costi alimentari sono aumentati del 10,1%, il primo aumento del 10% o più dal marzo 1981.

Grandi aumenti sono stati osservati nei prezzi di carne, pollame, pesce e uova (14,2%).

Altri aumenti sono stati osservati anche nell’arredamento (8,9%), nelle auto e nei camion usati (16,1%) e nelle tariffe aeree (37,8%), mentre il costo dei veicoli nuovi è diminuito leggermente (12,6% vs 13,2%).

Inutile dire che la reazione del mercato azionario, già “scontento” dopo la riunione della BCE di giovedì, è stata di un ulteriore giro di vendite, decretando così definitivamente la fine dell’equilibrio che lo aveva caratterizzato per parecchi giorni, con il “braccio di ferro” vinto in questo in round dalla fazione dei ribassisti.

È probabile che ora lo S&P500 e il Nasdaq vadano a rivedere i rispettivi minimi di questo 2022 che sono ora molto lontani.

Lo vedremo nelle successive sedute.

Francesco

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