In origine, nel documento di aprile, si stimava un rapporto del 151,8% (già comunque alto).
Rispetto al 2019, quindi, il rapporto debito/PIL è previsto in aumento.
Ovviamente questo è principalmente dovuto all’insieme di misure adottate per fronteggiare le conseguenze della pandemia, che ha avuto un impatto di 100 miliardi di euro in termini di indebitamento netto e di quasi 118 miliardi di euro in termini di fabbisogno.
Per l’anno in corso, il fabbisogno di finanziamento è previsto attualmente a 494 miliardi, di cui 316 di titoli in scadenza e 178 di deficit.
Le istituzioni europee (BCE/Banca d’Italia) dovrebbero assorbirne la metà, 252 miliardi, di cui 225 miliardi dalla BCE/Banca d’Italia.
Conseguentemente, il debito in rapporto al Pil sarà detenuto da istituzioni europee per 37 punti percentuali (il 23 percento del debito totale), mentre i restanti 121 dai mercati finanziari.
A seguito dei vari interventi di emergenza e della caduta del Pil, il deficit pubblico (cioè la differenza tra uscite e entrate statali) a fine 2020 dovrebbe raggiungere il 10,8 per cento del Pil, valore superato solo durante le guerre mondiali e nel periodo 1984-1991, dove però l’inflazione era particolarmente elevata.
A questo si aggiunge un nuovo record per il debito pubblico italiano: ad agosto, infatti, il debito è stato pari a 2.578,9 miliardi di euro, in aumento di 18,3 miliardi rispetto al mese precedente, come ha reso noto la Banca d’Italia. |