Nell’articolo di oggi voglio parlarti di un esperimento; un esperimento condotto parecchi anni fa (nel 1977 di preciso) dallo psicologo Jack Brehm.
Un gruppo di bambini, tutti dell’età di circa due anni, entra con la propria mamma in una stanza.
All’interno ci sono due giocattoli, bellissimi tutti e due, messi uno davanti e l’altro dietro ad uno schermo trasparente.
A metà del gruppo viene posizionato uno schermo alto 30 centimetri, che non impedisce il raggiungimento del giocattolo (che ti ricordo essere dietro).
Lasciati liberi di spostarsi dove preferiscono, questi bambini non dimostrano preferenza per un oggetto o per l’altro.
All’altra metà del gruppo viene posizionato uno schermo alto 60 centimetri, che invece impedisce di raggiungere il giocattolo posizionato più lontano.
Questi bambini, di fronte all’ostacolo non hanno esitazioni: lo aggirano per raggiungere il giocattolo sistemato dall’altra parte.
Cosa ci insegna questo esperimento?
Ci insegna che un bambino, già alla tenera età di due anni, scopre cosa significa il concetto di emancipazione, di autonomia e di indipendenza. In questa situazione, ogni limitazione (lo schermo trasparente) al senso di libertà di scelta è inaccettabile e viene apertamente superata.
Detto in termini scientifici: se il processo decisionale viene in qualche modo complicato da un ostacolo, l’individuo si spingerà verso l’obiettivo il cui raggiungimento è reso più impervio anche se quest’ultimo non esprime un vantaggio rispetto ad un altro di pari valore.
Tutto questo per il solo fatto che viene vissuta una minaccia nella libertà di scegliere che cosa fare.
Questo fenomeno si chiama “reattanza psicologica”: secondo questa teoria, ogni privazione di libertà porta a desiderare molto più di prima ciò che ci stiamo accingendo a perdere.
In quali circostanze le persone percepiscono come limitata, minacciata, la loro libertà di scelta?
Questo avviene quando ci confrontiamo con il concetto di scarsità.
Le opportunità ci appaiono più desiderabili nel momento in cui la loro disponibilità è limitata. Più qualcosa diventa scarso, più le opportunità si restringono, più noi perdiamo potere di scelta: esattamente come accade al bambino di due anni con il plexiglass tra i due giocattoli, non accettiamo questa limitazione e ci battiamo per ottenere ciò che fino a prima ci era indifferente.
Traslando l’esperimento nella pianificazione finanziaria, il concetto di scarsità è perfettamente applicabile allo scenario attuale e, ancora di più, a quello futuro.
Nella cosiddetta “nuova normalità”, il contesto in cui ci troviamo oggi, pianificare diventa necessario ed indispensabile, poiché viviamo un’epoca di scarsità di risorse finanziarie che deve soddisfare un determinato numero di esigenze.
Il cambiamento demografico, sociale ed economico ci costringe ad accumulare di più e meglio.
Perché troppo spesso non è chiaro che le esigenze delle persone cresceranno più velocemente di quanto farà la loro ricchezza.
Questo accadrà perché le spese sono crescenti, sia in termini di importo che di frequenza, basta pensare a che facilità abbiamo oggi di spendere denaro rispetto al passato, ma anche perché abbiamo precari equilibri di finanza pubblica, che ci garantiranno prestazioni di assistenza (sanità, pensioni etc.) sempre minori rispetto a quelle alle quali siamo sempre stati abituati.
Già oggi si sono ridotte di molto, le spese private per l’assistenza hanno accelerato, e dovranno farlo ancor di più per raggiungere e sorpassare un welfare pubblico in evidente fase di rallentamento.
Tutto questo mentre il reddito netto delle famiglie italiane è in calo da inizio millennio, come si vede da questi dati (elaborazione su dati ISTAT). |