Finanza personale: cosa succede se metti la testa sotto la sabbia.

Esistono argomenti molto spinosi che la maggioranza delle persone non vuole affrontare. Si preferisce mettere la testa sotto la sabbia, sperando che tutto passi. Spesso si ignora il proprio stato di saluto o il proprio sviluppo personale.

Ma l’argomento per eccellenza che viene procrastinato dai più sono i soldi.

Fino a che non si viene obbligati dalla vita a doverli gestire, a prendersene la responsabilità, molta gente preferisce ignorare l’argomento, pensando che in un modo o nell’altro tutto si sistemerà.
Ma, per chi la pensa così, ho una brutta notizia:  il mondo sta diventando un luogo sempre più difficile per chi non vuole gestire con attenzione, consapevolmente e attivamente il proprio denaro e la propria situazione finanziaria. E questo vale ancor di più quando questo luogo è l’Italia.

Negli ultimi giorni ho avuto modo di studiare un documento molto interessante.

Il Rapporto 2020 della Corte dei Conti sul Coordinamento della Finanza pubblica.

Un simpatico mattone di 494 pagine, consigliatissimo a chiunque abbia problemi di insonnia, che descrive nel dettaglio come è stata gestita la spesa pubblica italiana .

Ovviamente, questo tipo di analisi può interessare fino a un certo punto un risparmiatore / investitore come te.

Tuttavia, ho trovato tre spunti molto interessanti, che voglio condividere con te che potrebbero darti la spinta necessaria per farti capire che devi iniziare il primo possibile a occuparti della tua personale situazione finanziaria.

1.  La mancanza di competitività del “ Sistema Italia ”
Qualche settimana fa hanno fatto molto scalpore nei   brevetti BTP che sono stati proposti a tappeto da tutte le principali banche italiane. Io sono sempre schierato contro l’investimento patriottico, soprattutto per chi già vive in Italia, paga le tasse in Italia, consuma beni o servizi in Italia, ha immobili o altri beni in Italia. Ma non lo faccio per antipatriottismo o cose simili.

Semplicemente, il mio lavoro è tutelare i miei assistiti, la mia community,  da scelte di investimento personali sbagliate. E voler scommettere solo sull’Italia  è una di quelle. Per la serie  “l’ immagine parla più di mille parole ” , guarda il grafico qui sotto.

Questo grafico, che considera come valore di base quello del PIL 2007, prima della crisi del 2008 per capirci, ci dice che l’Italia 12 anni dopo e prima dell’effetto Coronavirus, non aveva ancora raggiunto il livello di PIL del 2007.

Lo so, il PIL non è sempre la modalità più precisa per misurare la produttività e la competitività di una nazione, ma è una buona approssimazione.

E l’Italia ha praticamente perso 12 anni di crescita.

Quali sono le previsioni post-lockdown?

Puoi vederle nella tabella qui sotto, presa sempre dal rapporto della Corte dei Conti.

L’Italia era uno dei paesi a crescita più bassa come previsioni, e sembra sarà uno dei paesi che perderà di più e guadagnerà di meno nei prossimi anni.

Anche qui, è importante prendere le previsioni con le pinze, visto che sappiamo quanto sia affidabile chi fa previsioni su eventi così complessi.

Ma è molto significativo il fatto che queste previsioni, così negative, non arrivino da qualche blog o trader da strapazzo, ma da un organo ufficiale dello Stato italiano come la Corte dei conti che avrebbe tutto l’interesse a riportare dati più positivi.

Questi dati negativi, non sono solo “cattiva pubblicità” ma hanno un effetto molto concreto anche sul mercato azionario, che a tutti noi investitori e risparmiatori interessa parecchio.

Ecco qui l’andamento del FTSE MIB 40, l’indice con le 40 principali società quotate italiane.

Lontanissimo dai massimi del 2006, l’andamento del FTSE MIB 40 conferma i dati visti sopra in cui il sistema Italia risulta “debole”.

Ovviamente anche in Italia esistono diamanti nascosti.

Ma al momento rappresentano eccezioni e non la regola, ragion per cui concentrare i tuoi investimenti sul mercato italiano è doppiamente pericoloso:

  1. perché rappresenta il più comune errore comportamentale di home bias, cioè ti fa concentrare il rischio in una sola area geografica, venendo meno al principio di diversificazione;
  2. perché l’area geografica in questione ha fondamentali economici in peggioramento, e ad oggi non ci sono chiari segnali di un’inversione di tendenza (anzi, c’è un peggioramento in vista a causa degli effetti del Coronavirus).

Non sono un politico e non ho la soluzione in tasca per il sistema Italia, ma ne ho una per i piccoli Risparmia(investi)tori.

Concentrati sul tuo benessere individuale ed investi i tuoi risparmi su fondi ben diversificati.

Solo così potrai non solo evitare di essere parte di questo declino, ma anzi trarne vantaggio.

2. Spese per le pensioni sempre più pesanti
L’Italia è uno dei paesi che spende più soldi (in % rispetto al PIL) per le pensioni.

Nel 2017, come puoi vedere dal grafico qui sotto, questa percentuale era intorno al 16%.

Nel 2020 è cambiato qualcosa?

Purtroppo, la spesa per le pensioni è sempre una percentuale molto rilevante del PIL e l’introduzione di quota 100 l’ha fatta tornare praticamente in zona 16%, come puoi vedere dall’immagine qui sotto.

Da notare che questi dati sono previsioni formulate a luglio 2019, prima che si manifestasse il Coronavirus, che avrà sicuramente un impatto significativo (in negativo) sul PIL.
A costo di essere banale, voglio fare un viaggio nel tempo e tornare alle elementari, quando a tutti hanno insegnato le frazioni.

Spese pensioni/PIL è un rapporto.

Questo significa che se il PIL scende e la spesa per le pensioni rimane uguale, la % di PIL spesa per le pensioni sale.

Tradotto in modo ancora più chiaro, più la % spesa per le pensioni sale, meno c’è spazio per investimenti in infrastrutture, sviluppo e sanità.
Tutte quelle attività che potrebbero dare una mano all’Italia a tirarsi fuori dalla fossa che si sta scavando, o a gestire una pandemia in modo migliore (giusto per fare due esempi).

Prima di andare avanti, voglio anche far notare che, per la stessa ragione, non è necessario tagliare le pensioni per riportare questa quota sotto controllo.

Dato che questo è un rapporto, basta aumentare il denominatore (il PIL, e quindi le tasse incassate) e mantenere uguale il numeratore (la spesa per le pensioni) per ridurlo.

Un modo come un altro per far notare che tagliare le pensioni non è l’unica soluzione per riportare i conti in ordine.

Passiamo oltre e torniamo su fatti più rilevanti per un Risparmia(investi)tore.

Oggi si va in pensione sempre più tardi.

Qui cedo la parola alla Corte dei Conti.

“Dopo le misure di deroga, nel 2019 si osserva, in aggregato, una prosecuzione di tale processo: infatti l’età media ponderata cresce, nel settore privato, fino a 63,9 anni.
Più in dettaglio i dati della tavola indicano che per gli assicurati presso il Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’Inps l’età media, passata tra il 2011 e il 2018 da 58,6 a 60,7 anni nel caso delle pensioni di anzianità, è salita nel 2019 a 61,9 anni mentre nel caso delle pensioni di vecchiaia è salita a 66,7 anni dopo essere passata nel settennio precedente da 62,6 a 66,3 anni.

In 7 anni, la possibilità di andare in pensione è stata spostata di 4 anni più in là.

E questo è il linea con la media OCSE dei principali paesi sviluppati.

Certo, ogni tanto ci potrebbero essere delle possibilità di andare in pensione prima, proprio come nel caso di quota 100, ma sperare che arrivino al momento giusto è un rischio troppo grosso da correre.

A conferma di come questo trend non accenni a fermarsi, sono arrivati i dati ISTAT il 13 luglio. La demografia negativa ci farà arrivare ad un punto in cui ci saranno troppi pensionati e troppo pochi lavoratori.

Come tutti gli eventi, è impossibile da prevedere al 100% cosa succederà in futuro, ma prima o poi, specialmente se l’Italia non si riprenderà dal punto di vista economico, succederà una di queste tre cose:

Si andrà in pensione ancora più tardi;
Si prenderanno ancora meno soldi per andare in pensione;
Lo Stato chiederà più contribuzioni per erogare pensioni ancora più basse.

O una combinazione tra queste opzioni.

Per questo è importante pensare oggi a diventare il più indipendenti possibile da questo sistema, che potrebbe cambiare le regole in qualsiasi momento.

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